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Banda larga, arriva piano

broadband[1]

L’Italia – lo ha annunciato ieri il presidente del consiglio Matteo Renzi – ha il suo piano per la banda larga. Di nuovo.

Fosse la prima volta che se ne parla: la legge finanziaria 2003 (art. 89) prevedeva già incentivi per favorire la diffusione della larga banda (sì, per un certo periodo l’hanno chiamata così), perché fin da allora il Governo dichiarava che “Lo sviluppo della larga banda in Italia è considerato un obiettivo prioritario di politica economica e una condizione essenziale per lo sviluppo economico del Paese”, tanto che con decreto del Ministro delle Comunicazioni e del Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie fu istituito il Comitato esecutivo interministeriale per la diffusione e lo sviluppo della larga banda che definì le Linee guida del piano nazionale per la diffusione e lo sviluppo della larga banda.

In questi anni non è rimasto tutto fermo. Ma da allora, in Italia, di anno in anno a livello istituzionale si rinnova il tema come a dire “Ecco il nostro piano, da oggi si cambia marcia” e poi tutto procede con i tempi consentiti, da un lato dalla politica e da stanziamenti che prima arrivano e poi spariscono per altre destinazioni, dall’altro dai progetti di investimento degli operatori.

Il tutto avviene in un contesto ben più complesso di quanto i cittadini possano percepire, nonostante le pubblicizzate soluzioni che millantano velocità smodata su fibra. L’Osservatorio Trimestrale AGCOM rileva (dati disponibili aggiornati a marzo 2015) che gli accessi su linea fissa con velocità di almeno 10 Mbps sono 3,2 milioni, ma le linee broadband di nuova generazione (NGA) sono poco più di 900mila e rappresentano il 4,4% delle linee complessive.

Anche oggi c’è da sperare, come per i piani annunciati in precedenza, che questo sia il punto di partenza della svolta perché l’annuncio del (nuovo) piano è accompagnato da una promessa ambiziosa: “Nella banda larga saremo leader in Europa nel giro di un triennio, oggi siamo l’ultima ruota del carro”. La conclusione è sicuramente vera, per la promessa prendiamo nota.

 
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Pubblicato da su 7 agosto 2015 in news, TLC

 

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SISTRI non deve morire…

SISTRI, soluzione in tempi brevi:

”Pur condividendo l’obiettivo della tracciabilità e della lotta alla criminalità, condividiamo l’opinione delle imprese per una maggiore semplicità, un minor costo e un migliore funzionamento”

Con queste parole, il ministro Corrado Passera non ha detto nulla di nuovo, nulla che gli utenti non sapessero. Sebbene si sia espresso a titolo personale, tuttavia, questa posizione dimostra come il governo abbia riconosciuto l’inefficacia del sistema.

Detto questo, apparirebbe congruo che le aziende si vedessero restituire i contributi di iscrizione pagati allo Stato per ogni anno in cui il SISTRI sarebbe dovuto entrare in funzione. Il presupposto del pagamento dovrebbe essere l’adesione ad un sistema operativo e fruibile. Altrimenti, per cosa hanno pagato le aziende finora? Un finanziamento a fondo perduto per i costi di realizzazione del progetto?

 
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Pubblicato da su 26 luglio 2012 in istituzioni, news

 

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Urge un’alfabetizzazione digitale

Ieri sera non ho avuto la possibilità di seguire Ballarò e mi sono perso l’episodio segnalato dall’amico Dario Denni (e apparentemente sfuggito a Termometro Politico) in cui il conduttore Giovanni Floris ha confuso il concetto di banda larga, scambiandolo per la questione delle frequenze televisive:

Il sottosegretario all’economia ha parlato di acqua, energia, trasporti e… Banda Larga come esempi in cui è meglio per la concorrenza e per i consumatori se chi gestisce la rete (ferrovie, acquedotti, reti elettriche e di telecomunicazioni) sia un soggetto diverso e separato da chi ci fa passare sopra i servizi (vagoni, acqua, elettricità, servizi TLC).

A questo punto Giovanni Floris, che conduce da anni la trasmissione, ha chiesto: ?”La banda larga è quella regalata a Mediaset e Rai?”. Dimostrando in questo modo di non sapere cosa è la banda larga.

Il sottosegretario all’economia ha quindi ribattuto: “No Floris, la banda larga è il problema legato a Telecom Italia e la rete ottica di nuova generazione”.

Floris, completamente disinteressato al problema della fibra ottica, ha chiesto se ci rientrava comunque il problema delle frequenze regalate a Mediaset.

Per completezza, ecco il video che ho trovato. Il “momento” è intorno al minuto 3.30:

In rete si scatenano polemiche e sfottò. Eppure non è la prima volta che se ne parla, nella trasmissione: la necessità di investire nel digitale e nella banda larga è stata sottolineata in varie occasioni e da molte persone intervenute. Per questo non voglio credere che Floris ignori il concetto, temo però (è solo la mia opinione e spero di essere contraddetto) che ne sottovaluti l’importanza per come ha smorzato l’argomento, e il motivo non è certo che parlandone si sarebbe andati fuori tema, perché non è vero: l’episodio di ieri è solo una piccola conferma del fatto che in Italia non esista una cultura digitale e non si pensi alla tecnologia come volano di sviluppo. Queste lacune portano – a torto – a dare poca importanza ad argomenti come banda larga e reti di nuova generazione, ma implicano una sempre più urgente necessità di dare al Paese una strategia digitale che, oltre alle aziende, deve essere promossa dalle istituzioni e da chi fa informazione.

Forse tutto questo avrà un risvolto positivo: sulla scia delle reazioni all’episodio di ieri sera, nel prossimo appuntamento di Ballarò si potrebbe finalmente parlare di banda larga. Speriamo che non si sprechi un’occasione.

 
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Pubblicato da su 11 gennaio 2012 in media, news

 

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