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Anche la scuola può subire un attacco informatico

Disservizi, hacker, vulnerabilità. Ormai le notizie sulle violazioni di piattaforme online sono all’ordine del giorno e ci danno la misura di quanto la sicurezza informatica sia tanto sottovalutata quanto fondamentale. Se volete sapere qualcosa di più sul leak dei dati di 533 milioni di utenti di Facebook (già accennato in gennaio), seguite il video con lo spiegone definitivo di Matteo Flora, davvero il più esaustivo sul tema. Io invece pongo l’attenzione sul cosiddetto hackeraggio dei registri elettronici.

Non bastavano DAD e DID a rendere problematico l’anno scolastico: ci mancava anche un attacco informatico sferrato ai danni di Axios Italia, sulla cui piattaforma si appoggiano il 40% delle scuole italiane. Il Registro elettronico è in pratica la risorsa che mantiene traccia delle presenze degli studenti, delle attività svolte, delle valutazioni, di compiti e consegne. Ma è anche lo strumento in cui gli insegnanti trasmettono comunicazioni di servizio a studenti e famiglie. Una piattaforma informativa fondamentale.

L’attacco ha generato un disservizio che ha reso inaccessibili i server e di cui l’azienda, il 3 aprile, ha dato conto immediatamente:

Gentili Clienti, a seguito di un improvviso malfunzionamento tecnico occorso durante la notte, si è reso necessario un intervento di manutenzione straordinaria. Sarà nostra cura darVi comunicazione alla ripresa del servizio.

Lunedì 5, la precisazione:

Gentili Clienti, a seguito delle approfondite verifiche tecniche messe in atto da Sabato mattina in parallelo con le attività di ripristino dei servizi, abbiamo avuto conferma che il disservizio creatosi è inequivocabilmente conseguenza di un attacco ransomware portato alla nostra infrastruttura.

Dagli accertamenti effettuati, al momento, non ci risultano perdite e/o esfiltrazioni di dati. Stiamo lavorando per ripristinare l’infrastruttura nel più breve tempo possibile e contiamo di iniziare a rendere disponibili alcuni servizi a partire dalla giornata di mercoledì.

I disservizi si sono protratti fino ad oggi, giornata in cui molti studenti italiani (approssimativamente due terzi) hanno ripreso le lezioni “in presenza”.

Va riconosciuta ad Axios una prontezza di reazione che le ha consentito di tamponare l’emergenza, trasmettendo istruzioni ad hoc per la gestione del registro in questa situazione. Ma va riconosciuto innanzitutto l’aspetto più serio: un problema di cybersecurity – in questo caso un attacco ransomware – può colpire anche l’istruzione. Eventualità che era già possibile o prevedibile, ma la vicenda rende evidente che anche al mondo della scuola e delle piattaforme che ne offrono i servizi – come si è visto anche in Francia – tocca fare i conti con il problema della sicurezza e la protezione delle informazioni, in massima parte legate ad attività svolte da utenti di minore età.

 
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Pubblicato da su 7 aprile 2021 in news

 

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E-book, IVA al 4% e Italia in infrazione

La nuova puntata sul tema IVA applicata agli e-book vede l’Italia decisa ad applicare l’aliquota del 4% (come per i libri cartacei), e il conseguente rischio di apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea che – come spiegato nelle puntate precedenti – concepisce (ostinatamente) l’e-book non come un bene, ma come un servizio, e pertanto dal punto di vista formale e fiscale va trattato come un software. Qui la posizione espressa in merito dal ministro Dario Franceschini:

Si tratta sostanzialmente di una obiezione di coscienza, in cui il nostro Paese si presenta allineato a Francia e Lussemburgo (mentre almeno una decina di Stati UE ritengono che la tassazione degli e-book debba essere differente da quella dei libri) e ha scelto di farlo in un momento alquanto significativo: dal gennaio 2015, al fine di arginare la concorrenza fiscale tra i mercati nazionali, per tutti i Paesi UE si completerà l’entrata in vigore il Sistema comune di imposta sul valore aggiunto.

 

 
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Pubblicato da su 11 dicembre 2014 in news

 

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L’erba del vicino è da tagliare

Un esempio di come una notizia si meriti poi il marchio di bufala, ma soprattutto di come alcuni giornalisti stiano minando la fiducia che la gente ripone nel loro mestiere:

  • per dimostrare che l’erba del vicino è sempre più verde (o più verde di quanto sia realmente), un giornalista – il signor M – riporta nel proprio blog notizie su questioni relative al vicino, senza però citare la fonte da cui ha tratto tali informazioni
  • un giornalista di un quotidiano nazionale – il signor C – parla di queste informazioni nel proprio blog, confermandole
  • i social network amplificano queste informazioni, che arrivano alla stampa nazionale, che le riporta paro paro senza citare la fonte (ne’ il blog del signor M, ne’ tantomeno quella originale, giacché ignota)
  • alcuni giornalisti approfondiscono la questione, scoprono che la fonte primaria di queste informazioni sembra essere proprio il blog del signor M, e pubblicano vari articoli che le bollano come bufale
  • il signor C modifica il testo dell’articolo nel proprio blog (senza rettifiche palesi) e si accoda a chi si compiace di aver smascherato la bufala, dopo aver contribuito alla sua diffusione, ma tanto c’è sempre qualcuno che conserva la versione originale e gli fa fare una figura da cioccolato
 
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Pubblicato da su 18 luglio 2012 in News da Internet

 

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