Se ti chiami Paola, fai la giornalista e parli di sport, stai attenta a Twitter:
- Episodio 1, luglio 2012: Già che ci siamo, perché non querelare Internet? (Paola Ferrari che voleva querelare Twitter per gli insulti ricevuti)
- Episodio 2, aprile 2015: Dopo insulti ad Alonso su Twitter, Saluzzi sospesa da conduzione Sky (Paola Saluzzi pubblica un tweet sopra le righe nei confronti di Fernando Alonso e viene sospesa da Sky. Alonso però non la querela)
P.S: notevole la difesa di Massimo Gramellini nei confronti di Paola Saluzzi:
In ogni caso gli ha dato dell’imbecille su Twitter, non in televisione. E per lavoro non si occupa neanche di sport. In ogni caso gli ha dato dell’imbecille su Twitter, non in televisione. E per lavoro non si occupa neanche di sport. Il suo era il commento di un’utente tifosa, non di una giornalista nello svolgimento delle proprie funzioni, a meno di volere affermare che su Twitter ciascuno rimane incastrato al proprio ruolo pubblico: commerciante, notaio, dentista, artigiano.
Era davvero un commento non giornalistico, ce ne siamo accorti tutti. Ma – per fortuna o purtroppo – su Twitter ognuno rimane ciò che è, e questo vale soprattutto per chi svolge un mestiere pubblico, da cui deriva una notevole visibilità. 64mila follower non sono un’enormità, ma nemmeno pochi: basta qualche retweet per moltiplicare la platea di un pensiero di 140 caratteri. E’ questa propagazione che può amplificare l’impatto di un tweet, trasformandolo in un boato che risuona anche in altri ambiti. Questo episodio ne è la dimostrazione.