Mentre milioni di utenti di Facebook curavano con amore la loro fattoria virtuale, giocavano a poker, rispondevano a quiz di intelligenza o si scambiavano regalini digitali, alle loro spalle – meno virtualmente – qualcuno memorizzava illecitamente i loro dati personali, per utilizzarli a scopo di marketing e pubblicità o per passarli ad altre aziende di profilazione…
Quando Richard Allan, nel presentare le nuove regole diFacebook a tutela della riservatezza dei dati dei propri iscritti, aveva dichiarato “i dati dei nostri utenti appartengono solo a loro”, aveva pronunciato una sacrosanta – e lapalissiana – verità. Tuttavia, il responsabile europeo per la privacy del più grande social network non sapeva che l’ennesima precisazione in tema di privacy sarebbe stata seguita, pochi giorni dopo, dall’esplosione di un nuovo bubbone, legato al flusso di dati generato dalle applicazioni ospitate dalla piattaforma, prima fra tutteFarmville […]
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