Questa è la Luna visibile oggi da dove vivo, esattamente cinquant’anni dopo il primo allunaggio avvenuto alle 22.17 (ora italiana) del 20 luglio 1969 con la missione Apollo 11, nell’ambito di quel programma spaziale nato (anche) dalla competizione tra USA e URSS (descritta sommariamente tempo fa nella mia Storia di Internet, insieme agli intrecci – non solo tecnologici – tra la nascita della rete delle reti e la corsa allo spazio nata in piena Guerra Fredda).
Fu così che iniziò l’esplorazione di un satellite – nato 4,5 miliardi di anni fa presumibilmente in seguito all’impatto tra la Terra e Theia, un oggetto di dimensioni paragonabili a quelle di Marte – con quel “piccolo passo per (un) uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”.
Un traguardo impensabile era stato raggiunto, con le risorse e le tecnologie di cinquant’anni fa, con buona pace di chi ancora oggi ritiene si sia trattato di una fiction discretamente organizzata nonostante tutte le evidenze che ne dimostrano la veridicità, ma qui mi fermo perché preferisco evitare di entrare in un’area (un buco nero) che potrebbe accogliere anche i terrapiattisti, che dai complottisti lunari distano davvero poco, forse un momento.
All’epoca si pensava che il programma spaziale, nell’arco di alcuni anni, avrebbe consentito all’uomo di raggiungere anche Marte. Sappiamo però che dopo le missioni Apollo le cose sono andate diversamente, anche nel rapporto tra i vari Paesi, poi consolidatosi nella collaborazione in nuove missioni, che hanno portato ad esempio alla realizzazione della ISS (la Stazione Spaziale Internazionale).
Un traguardo prima impensabile e poi raggiunto è un sogno realizzato. E la proporzione di quel sogno divenuto realtà ci trasmette un messaggio molto chiaro sui sogni e le ambizioni, che sono realizzabili con passione, determinazione e impegno.