Bufale e fake news riguardo al nuovo coronavirus – e a tutti gli argomenti possibilmente correlati – in questo periodo circolano davvero in abbondanza e si presentano con cadenza quotidiana: dal passaparola maldestro fino alle vere e proprie fandonie, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Fra le “notizie” più eclatanti di questi giorni troviamo quelle secondo cui il virus sarebbe stato creato da Bill Gates nell’ambito di un accordo con le case farmaceutiche (una grande azienda di questo settore però distribuirà gratuitamente un farmaco rivelatosi efficace nelle cure tentate dai medici), che i militari cinesi sparavano a vista contro chi non rispettava il coprifuoco (non ci sono evidenze nemmeno da cittadini italiani che si trovavano sul posto), anticipazioni contenute nei cartoni animati dei Simpsons (ma provate da immagini di recente realizzazione) e via di questo passo. Un elenco sarebbe davvero troppo lungo e probabilmente non sarebbe mai accurato come quello curato da David Puente, che potete trovare su Open.
Individuare bufale e fake news non sempre è facile, ma per questo argomento valgono alcune considerazioni fondamentali, ne ho scritto cinque anni fa, ma le ripropongo perché sono attualissime:
Ma è così difficile identificare una bufala? A volte sì, ma spesso no. Molte hanno caratteristiche ripetitive, che si ripetono di bufala in bufala. Ad esempio l’assenza delle fonti, la citazione di dichiarazioni inesistenti e non riscontrabili, l’utilizzo di termini gergali e poco attendibili. Quasi sempre trattano un argomento di forte impatto (salute, economia, politica) e toccano corde facili per catturare con immediatezza l’attenzione delle masse di lettori che – colpiti dall’argomento – contribuiscono a loro volta alla loro propagazione, condividendola quanto più possibile. Quelle verosimili sono più difficili da riconoscere, ma documentandosi si può arrivare a capire qualcosa di più.
Il problema sta nella condivisione acritica: c’è chi partecipa al passaparola semplicemente dopo aver letto un titolo ma non l’articolo, c’è chi lo legge – superficialmente o con attenzione – e poi lo condivide, e c’è chi lo diffonde aggiungendo proprie considerazioni. In moltissimi casi lo si fa ritenendo che la fonte sia attendibile e senza porsi domande. Per evitare di diventare complici inconsapevoli degli spacciatori di bufale talvolta è sufficiente porsi una prima domanda: da dove proviene ciò che sto leggendo? E’ una fonte attendibile? Cita fonti verificabili, oppure parla di qualcosa che può avere riscontri?
Ad esempio, io ho rilevato che se la notizia è vaga e racconta un aneddoto senza dettagli, quasi sempre è inattendibile. Se vi leggete “lo ha dichiarato il ministero …” oppure “lo ha reso noto l’ente…”, diventa abbastanza facile verificare (è sufficiente cercare l’argomento sul web, ad esempio sul sito web di quel ministero, o di quell’ente). Quindi, se ritenete giusto condividere una notizia perché l’argomento vi sta a cuore, è altrettanto giusto spendere qualche secondo in più per fare una prima verifica e capire se condividerla è un’azione utile alla collettività, oppure se è utile solo a chi l’ha pubblicata. Ritenete di non avere gli strumenti per verificare? Ve la faccio ancora più semplice: in un motore di ricerca, digitate la parola “bufala” seguita dal titolo della notizia roboante che state leggendo.
La bufala è sostanzialmente un amo, gettato da qualcuno che vuole solo pescare la maggior attenzione possibile. Alle spalle di questo primo obiettivo c’è il vero scopo: la ricerca della visibilità, del consenso politico, oppure del vantaggio economico (“cliccate sulle pubblicità presenti sulle mie pagine, tanto mi fanno guadagnare un tanto al click”). Abboccare all’amo significa diffondere informazioni fasulle favorendo interessi altrui, alimentati in modo ingannevole, senza ottenere alcun vantaggio reale. Vale la pena lavorare gratis per favorire altri, sacrificando la propria faccia?
Ricordiamo una cosa: Internet non è una fonte. E’ una rete che unisce reti di computer e grazie al World Wide Web – quel servizio che consente di navigare e approdare ovunque , nato giusto 31 anni fa – si può arrivare a trovare notizie provenienti da fonti attendibili, così come senza fondamento. La rete è a disposizione di utenti di qualunque tipo e permette a chiunque, con poca spesa, di pubblicare qualunque tipo di informazione. Tra gli utenti di qualunque tipo troviamo chi si documenta, gli autori di Wikipedia, dell’Enciclopedia Britannica, della Treccani, ma anche della… Quattrogatti e di altre fonti che pubblicano bufale, notizie false e informazioni non controllate. Dalle testate giornalistiche autorevoli ai produttori professionisti della bufala.
Non possiamo più permetterci di credere ciecamente a ciò che troviamo su Internet, così come a ciò che apprendiamo da stampa, radio e tv. Prima ce ne rendiamo conto e meglio sarà per la qualità dell’informazione.
Una risposta a “Bufale e fake news al tempo del coronavirus: le regole per difendersi sono sempre le stesse”