A commento del risultato elettorale delle presidenziali USA, richiamo l’immagine di una cosuccia decisamente poco rispettosa che Borat fece nel suo primo viaggio negli States. E chissà che il frutto di quell’episodio non sia stato metaforicamente “concime” per le radici della sconfitta (o non vittoria) di Donald Trump e della vittoria (o non sconfitta) di Joe Biden, dal momento che il sequel Borat – seguito di film cinema, oltre a citare quell’episodio, non ha certo avuto mano leggera quando si è occupato del presidente americano e dei suoi collaboratori, Rudolph Giuliani in primis.
Impossibile non constatare la mancanza di una scelta netta da parte dell’elettorato che, pur desideroso di esprimersi (vista l’affluenza), non è stato capace di schiodarsi da una condizione di evidente indecisione, dimostrata anche da un fatto innegabile: dall’election day all’esito “matematico” sono trascorsi ben quattro giorni.
In tutto questo comunque manca uno slogan “rappresentativo”: per parafrasare quello utilizzato nel 2016 e volgendo lo sguardo a Biden, potremmo dire… Make America Grey Again.