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Piccoli motori di ricerca “intelligenti” crescono

09 Mar

Il supporto dell’intelligenza artificiale pare faccia piuttosto bene ai motori di ricerca: Bing, motore di Microsoft, ha annunciato di aver superato i 100 milioni di utenti attivi giornalieri, risultato ottenuto in seguito all’introduzione della preview della sua versione intelligente (o quasi) che è online da circa un mese. Certo, il traguardo del miliardo di utenti attivi (oggi appannaggio di Google) è ancora difficilissimo da raggiungere, ma è meno lontano di qualche mese fa… e sulla scena delle “ricerche intelligenti” cominciano ad affacciarsi anche altri attori.

Se Microsoft negli ultimi tempi non avesse spinto parecchio sugli aggiornamenti di Windows – che includono anche la nuova versione di Edge, da utilizzare come browser predefinito – probabilmente anche quei 100 milioni sarebbero stati difficili da raggiungere. Il mercato in ogni caso si sta ampliando in modo evidente: Brave, ad esempio, si è mosso integrando nel suo motore Brave Search la funzione Summarizer che offre una sintesi descrittiva insieme ai risultati di ricerca, e qualcosa di simile fa DuckDuckGo (se ricordate, di questo motore di ricerca vi ho parlato qualche anno fa) che recentemente ha lanciato la versione beta di DuckAssist, in pratica un assistente virtuale – non un chatbot – che risponde alle ricerche con un recap, che però è limitato alle informazioni “enciclopediche” reperibili tramite Wikipedia e Britannica.

Ma le ricerche intelligenti “fanno bene”? Sicuramente a noi utenti fa piacere ottenere risposte “umanizzate” alle ricerche/domande che poniamo a questi motori così elaborati, probabilmente molti di noi rimangono colpiti da quella pseudo-empatia che oggi riescono ad esprimere, pur nella consapevolezza che è generata da un automatismo. Il livello dei risultati raggiunti oggi è già molto interessante, ma è certo che la tecnologia progredirà ulteriormente e ciò che resta da capire è come ci porremo di fronte a questa nuova tipologia di interlocutori virtuali: gli utenti acquisiranno maggiore senso critico o saranno più passivi? Cercheranno supporto esclusivamente in queste tecnologie anziché affidarsi ad un esperto autorevole?

Nella conclusione al post su Bing ho accennato al tema dell’attendibilità delle informazioni perché intravedo un concreto “rischio disinformazione”: con il passare del tempo e il miglioramento nella generazione automatica dei risultati, se le risposte appariranno sempre più complete, esaustive e convincenti, non escludo che per molti utenti queste migliorie possano rappresentare un disincentivo ad approfondire in modo critico le informazioni ottenute.

Questo può valere per un alunno della scuola primaria alle prese con una ricerca, per un giornalista in cerca di dati per un servizio, per un paziente che vuole avere maggiori informazioni su una patologia, per un consumatore in cerca del miglior prodotto da acquistare, per un elettore che non sa chi votare alle elezioni… sono tutti esempi in cui ottenere informazioni fuorvianti o errate può fare danno, lo so.

L’ancora di salvezza in questo settore saranno le fonti non pilotate che offriranno informazioni oggettive e non manipolate. Spetterà a noi riuscire a individuarle… ma nella giungla del “tutto gratis” – che però qualcuno paga sempre, attraverso inserzioni pubblicitarie – l’impresa sarà sempre più complessa.

 
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Pubblicato da su 9 marzo 2023 in news

 

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