In Senato è stato presentato e approvato un emendamento al decreto legge sulla concorrenza, con l’obiettivo di regolamentare le chiamate indesiderate provenienti da servizi di telemarketing selvaggio. “Finalmente”, si potrebbe dire. E invece no, dal momento che il testo dell’emendamento, anziché frenarle, le permette. Perché è stato scritto con i piedi.
L’emendamento – proposto dai senatori Castaldi, Girotto e Petrocelli – prevede un’integrazione all’art. 130 del codice della Privacy, con l’inserimento del comma 4-bis che avrebbe questo testo:
Gli operatori e i soggetti terzi che stabiliscono, con chiamate vocali effettuate con addetti, un contatto anche non sollecitato con l’abbonato a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale, hanno l’obbligo di comunicare all’esordio della conversazione i seguenti dati:
– gli elementi di identificazione univoca del soggetto per conto del quale il contatto avviene;
– l’indicazione dello scopo commerciale o promozionale del contatto
A questo andrebbe aggiunto il seguente comma 4-ter:
Il contatto è consentito solo se l’abbonato destinatario della chiamata, a seguito della comunicazione di cui al comma 4-bis, presta un esplicito consenso al proseguimento della conversazione.
Questa frase consente quindi all’operatore di chiamare un utente, neutralizzando il principio del consenso preventivo che è, ad esempio, il fondamento su cui si basa il Registro delle Opposizioni (che già è limitato, in quanto valido solo per i numeri pubblicati dagli elenchi telefonici) e, di conseguenza, l’unica possibilità consiste nel rispondere la chiamata e negare il consenso, affinché successivamente non si ricevano chiamate per promozioni di quell’azienda, ovvero di quel “soggetto per conto del quale il contatto avviene”, come dice il testo della norma. Quindi, se un operatore di telemarketing ci chiamerà per parlarci delle offerte promozionali dell’azienda Acme e noi negheremo il consenso, secondo questa legge non sarà più possibile ricevere chiamate promozionali dell’azienda Acme. Ma di altre aziende, finché non negheremo loro esplicitamente il consenso, di volta in volta.
Questo testo, incassato l’ok dal Senato, dovrà essere ora vagliato alla Camera. Che speriamo vi ponga rimedio bocciandolo, imponendo il consenso preventivo ed eventualmente proponendo che il Registro delle Opposizioni sia realmente efficace e valido per tutti gli utenti, di telefonia fissa o mobile.
Una risposta a “Chiamate indesiderate: per il Senato vanno liberalizzate”