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Accadde oggi (2)

Altra osservazione degna di nota è che l’ampiamente prevista (quindi trattasi di una non-notizia) neve caduta oggi sull’Italia ha messo in crisi i trasporti: aerei e treni nel caos, alcune città paralizzate. Con tutto ciò che è accaduto (e chi è salito su un aereo o un treno ne è ben consapevole) c’è chi, in modo opinabilmente disinteressato, ha affermato coraggiosamente che “il sistema ferroviario italiano non ha registrato alcun blocco nonostante le eccezionali condizioni meteorologiche: non ci sono mai stati problemi di sicurezza e pur di evitare le cancellazioni si e’ preferito far viaggiare i treni in ritardo con un impegno di tutta l’azienda 24 ore su 24”.

Forse sarebbe da chiarire il concetto di blocco. Se qualcosa si ferma in modo imprevisto e poi riparte (magari anche dopo parecchio tempo), ciò che sta nel mezzo è un blocco. Come questo: Il Frecciarossa fermo per un’ora in galleria per il freddo. E a corollario delle notizie ufficiali, posso riportare varie testimonianze che oggi, sul medesimo treno (9603 Milano – Roma), già a Bologna si erano verificati un guasto all’impianto di riscaldamento e l’allagamento di una carrozza per la tracimazione di un gabinetto. E tutto ciò mina non poco la fiducia degli utenti a cui viene detto che certi malfunzionamenti sono imputabili alle condizioni meteo e non a negligenze di manutenzione.

Nessun blocco? Sarà… Io però ho avuto il privilegio di fruire dei servizi di Trenitalia proprio oggi e, francamente, ho perso il conto dei treni cancellati e soppressi di cui hanno dato notizia i display delle stazioni ferroviarie in cui sono transitato. Per non parlare di convogli che – causa malfunzionamenti dovuti a manutenzione carente aggravata dalle condizioni atmosferiche – hanno accumulato oltre 100 minuti di ritardo, che verosimilmente alla fine della giornata hanno ulteriormente ritardato o provocato la soppressione di altri treni.

In tutto questo bailamme, sono a l’unico a percepire un forte contrasto tra l’ottimismo dell’AD di Trenitalia Mauto Moretti e la realtà dei fatti? Ma soprattutto: se non si sono verificati blocchi (e i passeggeri che sono rimasti fermi ore su un treno fermo tra due stazioni hanno evidentemente avuto un incubo), qual è l’utilità di consigli del tipo “portatevi panini e coperte” elargiti dallo stesso Moretti?

 
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Pubblicato da su 21 dicembre 2009 in Buono a sapersi, Ipse Dixit, Life, Mondo, news

 

Legge Pisanu: ce la lasceremo alle spalle?

Per l’accesso ad Internet, la Legge Pisanu* è più un freno a mano che una norma di regolamentazione, penso non sia un mistero per chi legge queste pagine. Ma ci potrebbe essere una svolta, prefigurata da quanto dichiarato dal Ministro del Turismo Michela Brambilla che – come rileva Michele Ficara Manganelli – ha in cantiere un Disegno di Legge per agevolare e liberalizzare l’accesso a Internet a partire dalle strutture turistiche. Il Ministro ha dichiarato:

E’ necessario cioè semplificare e liberalizzare l’accesso ad internet per il turista che soggiorna nel nostro paese non solo nelle strutture ricettive, ma anche al di fuori di esse (internet point e hot spot WiFi), in quanto il viaggiatore del terzo millennio non deve essere più penalizzato nella navigazione on line.”

Se, oltre al turista che soggiorna nel nostro paese, si pensasse appunto anche ai cittadini ivi residenti, troverei la proposta più completa, nonché cosa buona e giusta. Trovo peraltro legittimo che il ragionamento del Ministro del Turismo parta dai benefici fruibili dai turisti, per un provvedimento di più ampio respiro a beneficio dei cittadini italiani infatti sarebbe auspicabile che queste intenzioni venissero formulate – o condivise – dai responsabili di altri ministeri (ad esempio Interni e Sviluppo Economico, che sovraintende al dipartimento delle Comunicazioni, oltre che a quello del Turismo).

Fin qui le dichiarazioni. Per i fatti, anche in questo caso, attendiamo fiduciosi.

___

* Il c.d. Decreto Pisanu, poi convertito in Legge, è un provvedimento antiterrorismo tuttora in vigore, approvato dal Parlamento nel 2005 con una larga maggioranza (bipartisan) contenente anche norme sull’accesso a Internet che impongono ai fornitori di accesso di conservare un registro che lega l’identità dell’utente all’indirizzo IP utilizzato per la connessione e vieta le connessioni anonime o non registrate. La ratio di questa norma è condivisa da leggi in vigore o allo studio in altri Paesi. Non è detto che sia necessario abolirla, sarebbe sufficiente apportare un emendamento finalizzato a rendere meno “ingessante” l’iter che prevede in censimento dell’utente.

 
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Pubblicato da su 21 novembre 2009 in Internet, Ipse Dixit, Life, Mondo, news

 

Grandi speranze

fiber hiper

Dal Corriere della Sera:

«Banda larga, niente stop» Il governo rilancia sulla rete

In discussione sa­rebbero due ipotesi: la prima è quella di una rete fissa, con la necessità d’installare i cavi in fibra ottica, la seconda inve­ce è quella di affidarsi al solo segnale radiomobile, che ri­chiede investimenti di gran lunga inferiori.

Dopo le molte polemiche sull’annunciato congelamento degli investimenti sulla banda larga e un’interrogazione parlamentare, arrivano dunque notizie incoraggianti con buone intenzioni dichiarate sul fronte della banda larga. Resta da capire quale direzione verrà presa (quando parlano di segnale radiomobile parlano di Hiperlan?), con quali tempistiche e su quali risorse finanziarie si potrà contare per gli investimenti necessari. Attendiamo fiduciosi.

 
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Pubblicato da su 15 novembre 2009 in Ipse Dixit, Links, Mondo, telefonia, TLC

 

Due mega subito

Banda larga garantita per legge in Finlandia, dove l’accesso ad Internet a 1 Mb – dalla prossima estate – sarà un diritto istituzionalmente riconosciuto ai cittadini. Yle.fi riferisce infatti che dal prossimo luglio a ogni utente finlandese sarà assicurato il diritto ad avere un accesso broad band da 1 Mbps. Entro il 2015, inoltre, si prevede che tale diritto possa essere esteso, tanto da garantire a tutti i cittadini accesso da 100 Mb.

E in Italia? I problemi della rete nostrana sono ben noti agli addetti ai lavori e anche a chi legge questo blog. Tuttavia c’è chi annuncia una svolta clamorosa. Renato Brunetta, ministro per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione, dai microfoni della trasmissione radiofonica Il Brunetta della Domenica, in onda su RTL, oggi ha dichiarato: “Conto di avere due mega di banda larga per tutti a partire dal 2010”.

Considerando che al 2010 mancano poco più di due mesi, e che – come ogni anno solare – ne durerà 12, considero difficile conseguire entro la fine del prossimo anno questo obiettivo, di cui peraltro la stampa parla senza aggiungere contorni e dettagli, se non un piano di investimenti per 800 milioni di euro, cifra comunque inadeguata che auspico resti almeno destinata allo scopo dichiarato. Intendiamoci, io sarei ben contento che questo risultato fosse raggiungibile in tempi così brevi: faccio il tifo per chiunque si batta per questa causa e sono pronto a fare un passo indietro dal mio scetticismo e ad applaudire con ammirazione chi avrà il merito di riuscirvi, ma considerando i vari fattori di digital divide che ancora oggi caratterizzano il mercato del nostro Paese, ritengo ardua l’impresa di portare “due mega di banda larga per tutti a partire dal 2010”.

Ammesso e non concesso che con “due mega” si intenda 2 Mbps, altrimenti tutto è possibile.

 
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Pubblicato da su 18 ottobre 2009 in Buono a sapersi, Internet, Ipse Dixit, Links, news, tecnologia, TLC

 

Bufale ricorsive

Alcuni anni fa ho scritto un articolo sulla storia di Internet, ancora oggi – con mio sommo stupore – letto via web da numerosi utenti. Essendo una ricostruzione sintetica non è esente da lacune, ma pare che una sia piuttosto importante: secondo quanto leggo da .mau. – che riporta un articoletto del Corriere della Sera – io (insieme ad altri che si sono cimentati in ricostruzioni anche molto più approfondite della mia) mi sarei dimenticato di citare colui che avrebbe fatto nascere Internet da una propria brillantissima intuizione, Al Gore.

Questa attribuzione di paternità giunge da Daniele Manca, vicedirettore del Corriere. Che non sa – o non ricorda – che si tratta della reminescenza di una bufala datata 1999.

 
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Pubblicato da su 15 ottobre 2009 in Internet, Ipse Dixit, Mondo, news

 

DDL Carlucci, tutto chiaro? No

Nella fattispecie la stesura di una prima bozza della proposta di legge sarebbe stata sollecitata dalla stessa Carlucci, e Davide Rossi avrebbe collaborato a titolo personale, fruendo del tempo libero ed utilizzando un laptop che ha lasciato nel file la firma Univideo.

E’ la spiegazione ufficiale fornita “a stretto giro di post” da Davide Rossi, presidente – tra l’altro – di Univideo, e  riportata da Webnews in relazione a quanto emerso nelle scorse ore sulla proposta di legge dell’onorevole Gabriella Carlucci, di cui ho scritto anche ieri.

Per Mytech, Piero Babudro è riuscito a fare quattro chiacchiere con Davide Rossi, ottenendo nientemeno quella che dovrebbe essere la ratio ufficiale del provvedimento:

L’intento – come ci ha spiegato Rossi – è consentire a chi trova sul web foto o video che considera lesivi della propria immagine di richiedere all’autore l’immediata cancellazione, senza passare per la magistratura o per altre azioni ‘forti’. A questo punto entrano in gioco le procedure di identificazione di chi vuole pubblicare in Rete: a titolo di esempio, si potrebbe pensare a qualcosa di simile alla posta certificata, che già oggi consente di mandare e-mail con valore legale. Quanto ai siti web ospitati da server italiani, lo scopo di questa proposta è di farli diventare responsabili di eventuali contenuti anonimi postati (anche dall’estero), sullo stesso principio dei quotidiani o di altri organi di informazione.

Al tempo: Gabriella Carlucci ha dichiarato che questo discusso provvedimento è finalizzato a contrastare la pedopornografia. Queste dichiarazioni parlano invece di tutela dell’immagine e di divieto di pubblicazione di contenuti anonimi. Sbaglio o si tratta di due concetti ben diversi?

Spero davvero si possa arrivare ad un provvedimento concepito con l’ausilio di esperti del settore, onde evitare di correre rischi causati da fenomeni di legiferatio precox. In Italia non ne abbiamo certo bisogno.

 
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Pubblicato da su 10 marzo 2009 in Internet, Ipse Dixit, media, news

 

28 Megabit su rete mobile

E’ la promessa formulata ieri da Telecom Italia e raccolta qua e dalla stampa:

Grazie alla tecnologia HSPA+ basata su chipset Qualcomm, Telecom Italia sarà in grado di offrire ai propri clienti, già a partire dalla metà del prossimo anno, una prima Data Card per PC in grado di consentire connessioni ad internet in mobilità ad una velocità pari a 21 Megabit in download (5,7 Megabit in upload), che arriveranno ai 28 Megabit nella seconda parte del 2009.

Questo genere di annunci mi fa sempre alzare un sopracciglio (alla Spock, per intenderci). Sicuramente la notizia, data così, fa un certo effetto: lo stesso effetto che fece quella, negli anni ’90, dell’imminente introduzione del broad band in Italia, che ancora oggi – dopo qualche lustro – è disponibile a macchia di leopardo e non raggiunge tutti gli utenti.

21 e poi 28 Megabit in download, quasi 6 in upload… Bellissimo! Fantastico! Ma soprattutto incredibile. Non certo perché si tratta di fantascienza, dato che la tecnologia esiste. L’aspetto critico è un altro e si chiama copertura: quanti utenti potranno beneficiare della nuova tecnologia? In che tempi sarà estesa a tutta la popolazione italiana? Ho già sentito i commenti entusiasti di alcune persone che – letto uno degli articoli che riportano il comunicato di Telecom – hanno già pensato che tra qualche mese potranno dotarsi di una data card con supporto HSPA+ “da 28 Mega”.

Visti i precedenti, dunque, che tempi sarà legittimo attendersi dall’introduzione di una nuova tecnologia – annunciata oggi – che promette banda superlarga su rete mobile dal 2009? Non ci sarebbe da meravigliarsi se a primavera (prima tappa dichiarata da Telecom Italia) fossero disponibili connessioni a 21 Mbit in qualche quartiere di Torino, Milano e Roma (sto sparando nomi più o meno a caso), con qualche antenna in più dopo qualche mese. E la prospettiva verosimile è quella di un’estensione graduale e diluita negli anni.

Come giustamente sottolinea Max:

Per carità, belli i 21 Mbps della primavera 2009, ma sarebbe bello sapere in quanti hotspot ci saranno e, sopratuttto, nel cado di roll out esteso in tutta la rete Tim, quanta banda sarà dedicata ai dati (stendono fibra dalla cella in campagna alla centralina?).

Doverosa osservazione, a cui aggiungerei il fatto che le celle a cui tutti gli entusiasti utenti tenteranno di collegarsi dovranno avere spettro sufficiente, altrimenti non ci sarà posto per tutti. E anche per questo i 28 Megabit rischiano di essere una possibilità per pochi.

Con Max condivido il timore dell’effetto annuncio: Telecom Italia non è nuova ai proclami di sconvolgenti novità, ottime per comparire sulle prime pagine dei giornali, ma che poi in termini di concreta realizzazione si rivelano essere meno imminenti di quanto non sembrino al momento delle dichiarazioni iniziali.

 
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Pubblicato da su 23 dicembre 2008 in Internet, Ipse Dixit, tecnologia, telefonia

 

Un primo passo per l’uomo

L’incontro di Franco Bernabé con i blogger al Mart di Rovereto (museo di cui riveste la carica di presidente del consiglio di amministrazione) rappresenta, a mio parere, un importante segnale di comunicazione. Qualcuno, come temeva Luca De Biase, avrà pensato che fosse una conferenza stampa per i blogger (ma se i blogger non sono giornalisti, la conferenza stampa non ha senso). C’è da tenere conto che non ci sono precedenti: credo si tratti della prima volta che i vertici della principale compagnia telefonica italiana (nonché il più importante Internet Provider) abbiano deciso di confrontarsi, al di là della forma dell’incontro, con una community che non è di giornalisti, non è di analisti, ne’ di azionisti, ma che – anche nella veste di opinion leader – ugualmente rappresenta una fetta del Paese in cui quell’azienda si trova ad operare con i propri importanti (e spesso vitali) servizi.

Seppur invitato non sono riuscito ad andare all’incontro per via di alcuni impegni professionali, ma mi sono accontentato di seguire l’avvenimento in streaming e l’impressione che ho avuto è di aver visto tanti Bernabé.

Al Mart ho visto il Bernabé dell’era post – Tronchetti Provera, che raccoglie un’eredità pesante in termini di immagine nei confronti dell’opinione pubblica perché catalizza su di se’ le malevole (e non sempre ingiustificate) attenzioni di una buona fetta di utenti, consumatori e operatori alternativi, per i quali l’incumbent Telecom Italia è la compagnia telefonica mal privatizzata che detiene la proprietà del principale network TLC italiano che per molti versi è causa dei mali del mercato della telefonia. Non è un fatto personale: uno si può chiamare Tronchetti Provera, Ruggiero, Grillo, Veltroni, Berlusconi, Bonacina, ma se sta ai vertici di Telecom deve accollarsi questo onere.

Ho visto anche un Bernabé tignoso: dice infatti di essere tornato in Telecom “per tigna, per orgoglio, per dimostrare che quello che avevo già pensato potesse essere il futuro di questa azienda è assolutamente fattibile, e non me ne andrò se non dopo aver cercato di realizzarlo”. E questo dopo aver dichiarato che “la scalata a Telecom Italia con i debiti che hanno impoverito la società è stata un delitto contro il progresso del Paese, ha tolto risorse alla Telecom Italia proprio nel momento in cui doveva investire per il futuro. Quando ho criticato l’OPA non l’ho fatto per un interesse di manager, ma perché immaginavo quello che sarebbe successo, e che si è puntualmente verificato”.

C’era poi il Bernabé col pelo sullo stomaco, quello che – dopo le garbate domande presentate dai blogger – ha esclamato “Mi aspettavo domande molto più cattive”.

Alle domande dirette, anche se non cattive, ha però fornito risposte politiche e un po’ opache (caratterizzate cioè da scarsa trasparenza). E qui è affiorato in più occasioni il Bernabé uomo Telecom.

E’ colui che, a chi gli ha chiesto quando si raggiungerà l’atteso traguardo di una copertura del 100% del broad band in Italia, ha minimizzato la questione rispondendo che oggi siamo al 96% e entro breve (ma quanto breve non si sa) raggiungeremo il 98,5%. Al resto si arriverà con altre tecnologie, ha aggiunto Bernabé, precisando che Telecom Italia non può farsi carico dei problemi di chi ha messo su casa in luoghi non appropriati in seguito alla speculazione edilizia. Io spero che con questa frase abbia voluto fare una battuta, ma non è stata comunque delle più felici e ha in ogni caso dimostrato scarsa sensibilità al problema del digital divide.

A chi gli ha chiesto come si pone la sua azienda nei confronti della net neutrality ha poi risposto che si tratta di “un problema importante che va promosso a favore dell’utente, a favore non dei nuovi monopoli della rete, perché altrimenti rifacciamo la storia di Netscape e di Explorer” e aggiungendo la necessità di promuovere tutto ciò che può rendere competitiva la rete anche sul fronte della sicurezza, su cui le telco si devono impegnare perché “quello che si è verificato nella rete negli ultimi anni è anche una riduzione dell’efficacia della rete stessa”, riferendosi al fenomeno dello Spam come ad una piaga epocale (ma glissando sulla questione posta dalla domanda iniziale)

Bernabé dichiara di pensare a Telecom Italia come una stabile public company dopo le turbolenze conseguenti al cambio di gestione, affermando che “il tempo del lavoro dedicato a sistemare i problemi ereditati dalla precedente gestione è finito. E ora possiamo cominciare a lavorare in serenità, sapendo che quello che conta è liberare le forze della rete, per contribuire alla modernizzazione del paese”.

A mio avviso non ci si poteva aspettare di più, dall’amministratore delegato di Telecom Italia, in un incontro che si è svolto a Borsa aperta e di fronte a giornalisti con le orecchie tese (spesso capaci di riferire starnuti che sui mercati finanziari si trasformano in uragani). Ribadisco: l’evento costituisce un importante precedente, un primo passo che nessun altro aveva mai compiuto prima.

Per un Bernabé 2.0 (e soprattutto una Telecom 2.0) è ancora un po’ presto.

 
 

Non sarà un déjà vu (parola di Plexia)

Gli utenti di Plexia sono in ambasce: da qualche giorno lamentano disservizi sulle linee telefoniche dell’operatore, che fanno rivivere loro il ricordo del black-out TLC di un anno fa, quando Telecom Italia staccò le linee all’indebitata Elitel, morosa per oltre 100 milioni di euro non pagati per servizi di connettività effettivamente fruiti e rivenduti agli utenti. Non è superfluo sottolineare che tutto rientra in un quadro abbastanza complesso (come lo è il mercato italiano delle TLC in cui è leader un monopolista operatore dominante): Plexia quattro mesi fa ha rilevato la clientela business di Elitel, società messa in liquidazione e poi dichiarata fallita, la cui controllante Vive La Vie – che tra l’altro era fornitore di connettività di Plexia fino a poco tempo fa – è stata anch’essa dichiarata fallita. 

Agli utenti che mi hanno scritto chiedendo informazioni e se, per caso, non ci trovassimo di fronte a un “caso Plexia” identico al precedente “caso Elitel”, al momento posso rispondere con le parole che ho raccolto dall’azienda stessa, con cui sono riuscito a mettermi in contatto nel tardo pomeriggio: con toni rassicuranti, Plexia ha dichiarato che si tratta di una situazione temporanea, dovuta alla migrazione delle utenze da un codice operatore ad un altro. Un’operazione a cui,per essere sinceri, ricorse anche Elitel e che, in un mercato come il nostro, sembra non essere infrequente per i piccoli operatori in difficoltà. La situazione – dice l’azienda – dovrebbe tornare alla normalità entro quattro/cinque giorni.

Gli utenti in CPS (Carrier Pre Selection, o preselezione automatica) potranno ridirigere le proprie telefonate sulla rete Telecom Italia, che significa dover comporre un numero anteponendo il prefisso 1033. In parole povere, se dovete chiamare il numero 02 12345678 dovete digitare 1033 02 12345678.

Queste le le due note pubblicate da Plexia nella sezione news del sito aziendale:

22/07/2008 – AVVISO AI CLIENTI: A causa di un problema in alcune aree geografiche si potrebbe verificare un disservizio sulle telefonate in uscita tramite il servizio di Carrier Pre Selection (CPS). Ricordiamo che con il servizio CPS è sempre possibile effettuare telefonate utilizzando l’operatore TELECOM ITALIA anteponendo il codice 1033 al prefisso e al numero telefonico chiamato.  
 
22/07/2008 – A SEGUITO DEL SOPRAVVENIRE DI UN PROBLEMA DI GESTIONE NON SARA’ POSSIBILE GARANTIRE LA CONTINUITA’ NELL’EROGAZIONE DEI SERVIZI AI CLIENTI ATTIVI IN MODALITA’ ACCESSO DIRETTO. PLEXIA FAVORIRA’ LADDOVE POSSIBILE IL PASSAGGIO AD ALTRO OPERATORE O IL RIENTRO IN TELECOM ITALIA.

Sono d’accordo con voi: scitte così possono generare allarmismo, io stesso nei panni di un utente di Plexia non sarei per nulla tranquillo. Oggi Plexia ha comunque dichiarato che ogni allarmismo è infondato e che i due comunicati sono stati pubblicati per correttezza e trasparenza, per rassicurare in ogni caso i propri clienti sulla possibilità di esercitare i propri diritti di utenti.

Vedremo come proseguirà la vicenda: per ora io mi sono fatto il nodo al fazzoletto.

Ne ho scritto in questo articolo per PI Telefonia, la sezione TLC di Punto Informatico.

 
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Pubblicato da su 24 luglio 2008 in Internet, Ipse Dixit, news, telefonia, TLC

 

iPhone 3G, conferme ufficiose

Ne avevo già parlato in altre occasioni (qui, quo e qua): l’ipotesi più accreditata sulla nuova versione 3G dell’iPhone (quella che sarà dotata di supporto almeno UMTS) è che il lancio da parte di Apple avvenga in occasione dell’Apple Worldwide Developers Conference. Oggi Gizmodo ne sembra particolarmente sicuro e annuncia:

L’avevamo sospettato tutti, ma adesso è confermato: qualcuno molto, molto vicino all’iPhone 3G ci ha detto che Apple annuncerà il nuovo modello durante il keynote del WWDC il 9 giugno prossimo. La seconda generazione di iPhone sarà disponibile in tutto il paese già dal giorno successivo, o addirittura, poche ore dopo.
Il nuovo smartphone arriverà a breve distanza dal lancio ufficiale anche in Europa e avrà schemi di lancio simili. In Spagna, per esempio, sarà disponibile dal 18 giugno, giorno dell’inaugurazione del megastore di Telefonica nella storica palazzina della Gran Via di Madrid. Questo avvalora la nostra tesi secondo la quale giugno è anche il mese in cui arriverà in Italia.

Secondo altre fonti, l’iPhone 3G non sarà più in vendita ad un prezzo imposto, almeno in alcuni paesi, e il suo lancio sarà accompagnato dall’avvio delle nuove politiche di vendita. Ciò significa, probabilmente, che dato che ormai è un prodotto affermato sul mercato, potrà permettersi di essere integrato nel normale sistema di vendita degli operatori, con offerte speciali, servizi inclusi, sconti per chi cambia operatore e cose del genere.

 
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Pubblicato da su 21 Maggio 2008 in Ipse Dixit, telefonia

 

P.A., la ricetta Brunetta

A me fa piacere che Renato Brunetta, neo-ministro senza portafoglio della funzione pubblica, voglia portare una ventata di novità nel Paese, con tempi da record. In 18 mesi, assicura, cambieranno molte cose, tra cui:

Tolleranza zero con i dipendenti pubblici fannulloni: «semplicemente vanno licenziati».

Un taglio deciso alle montagne di carta che invadono la Pubblica amministrazione: «non ci dovrà più essere la documentazione cartacea», promette il ministro, «le pagelle dovranno essere lette su internet, basta pagelle di carta».

Alleati gli uffici postali, le farmacie, le tabaccherie, perché «chi ha una rete possiede un tesoro. Se sapremo cambiare potremo spendere meglio e liberare importanti risorse da impieghi poco produttivi».

“Chi ha una rete possiede un tesoro”. Verissimo. Sacrosanto. Basti pensare a chi è titolare della più importante rete di telecomunicazioni sul mercato italiano e a come questa rete è stata gestita fino ad oggi, per capire quanto abbia ragione il professor Brunetta. Tra l’altro, buona parte di questi obiettivi non può prescindere dall’esistenza e dalla disponibilità per tutti gli utenti di una rete di comunicazioni assolutamente funzionale e accessibile.

Un esempio su tutti, che probabilmente non è nemmeno l’aspetto più complesso da affrontare: la volontà di trasformare la pagella cartacea in pagella elettronica da leggere su Internet, per essere trasformata in realtà, si fonda sul presupposto – ad oggi verosimilmente infondato – che tutte le famiglie italiane dispongano di un computer collegato ad Internet, possibilmente in banda larga. Una sfida che comporta un piano d’azione concreto (che va da adeguate infrastrutture TLC a piattaforme hardware e software per la gestione sicura delle registrazioni delle valutazioni scolastiche) che a mio avviso deve essere attuato in collaborazione con i responsabili dei dicasteri interessati da un progetto di questa portata: per citare solo quelli più direttamente coinvolti (ma so già di dimenticare qualcuno), Roberto Calderoli e Maurizio Balocchi (rispettivamente ministro e sottosegretario con delega alla Semplificazione normativa), Giorgia Meloni (ministro per le Politiche per i Giovani), Claudio Scajola (ministro per lo Sviluppo Economico), Paolo Romani (sottosegretario con delega alle Comunicazioni) e Mariastella Gelmini (ministro dell’Istruzione Università e Ricerca).

Non dico che non sia realizzabile. Dico solo… in bocca al lupo! L’appuntamento per la verifica del conseguimento di tutti questi obiettivi è per novembre 2009.

 
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Pubblicato da su 13 Maggio 2008 in computer, Internet, Ipse Dixit

 

Open Access. E’ uno scorporo? Ni.

Ecco una notizia che non può passare inosservata a chi si interessa di  rete e, di conseguenza, del mercato italiano delle TLC (e infatti fa il giro del mondo: CNN, Guardian e Forbes, ad esempio, sono subito sul pezzo). 13 febbraio, ore 17.46. Telecom Italia diffonde un comunicato stampa che dice:

TELECOM ITALIA VARA UNA RADICALE RIORGANIZZAZIONE
DELLE INFRASTRUTTURE TECNOLOGICHE E DI RETE

Obiettivo di questo intervento è aumentare l’efficienza, ridurre i costi e dare maggiore trasparenza alla rete d’accesso.

Nasce “Open Access”, la struttura che, all’interno della nuova direzione Technology & Operations, gestirà in modo indipendente e trasparente tutta la rete d’accesso di Telecom Italia.

L’attività di “Open Access” sarà completamente autonoma e separata da quella delle funzioni commerciali del Gruppo.

Creata la nuova figura del Chief Information Officer.

Open Access avrà dunque il compito di “garantire lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture della rete di accesso, nonché il presidio dei processi di delivery (attivazione) e assurance (assistenza) dei relativi servizi”; dovrà, quindi, “assicurare sia agli altri operatori sia ai clienti interni  un servizio sempre più efficiente e in linea con le aspettative del mercato e con le indicazioni più volte espresse dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni all’interno di un percorso che la stessa Autorità ha già delineato“.

E’ un taglio netto con il passato? E’ il tanto atteso scorporo della rete d’accesso? Ni, è una separazione funzionale e non societaria, ma potrebbe essere considerato un primo traguardo, molto importante.

Alfonso Fuggetta, a caldo, formula un’osservazione interessante:

Telefonica è contraria alla separazione e vuole fare l’OPA per comprarsi tutta Telecom. Bernabè ha riorganizzato l’azienda in funzione di un futuro scorporo. Ovviamente, non può affermare che si tratta di una separazione tipo Open Reach nè tantomento parlare di separazione societaria. Ma appare comunque un passo in quella direzione. Poi bisogna vedere come si mettono le elezioni. Il governo precedente probabilmente avrebbe sostenuto uno scorporo societario (un piano Rovati rivisto e aggiornato). Adesso si tratta di vedere che succederà.

“Il nostro approccio è il seguente” ha spiegato Bernabé in conferenza stampa: “noi siamo una grande società di TLC, disponiamo di una grande rete e vogliamo gestire attivamente il percorso di apertura, non vogliamo farci imporre il processo”.

Come a dire “la rete è mia e la gestisco io”, insomma, ma seguendo criteri alla luce del sole, se le cose andranno come ha spiegato l’amministratore delegato: “Poiché il processo di apertura della rete è comunque inevitabile vogliamo guidare noi il processo, vogliamo assumerci la responsabilità di guidarlo di investire sulla rete. Riteniamo che gli investimenti sulla rete li facciamo noi piuttosto che i nostri competitor, quello che mi preme ora è di gestire il rapporto coi nostri potenziali clienti in spirito di soddisfazione reciproca”.

 
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Pubblicato da su 13 febbraio 2008 in Ipse Dixit, news, telefonia, TLC

 

Rischi del giorno dopo

“La paziente torna a casa il giorno stesso, sta a casa 24 ore e il terzo giorno assume la prostaglandina, il farmaco che espelle l’utero

Letta su questa notizia pubblicata da TGCOM (penultimo paragrafo), che parla di un medico che da anni prescrive la Ru486 (la cosiddetta “pillola del giorno dopo”). E io credevo che ad essere espulso fosse un embrione…

P.S.: ah, era proprio l’embrione? Meno male.

 
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Pubblicato da su 9 gennaio 2008 in (dis)informazione, Ipse Dixit, news

 
 
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